Il Signore della Danza, è una delle immagini più potenti della spiritualità indiana: una figura umana danzante con quattro braccia, i cui gesti armoniosi racchiudono il ritmo stesso della Vita. Nella sua danza cosmica, Shiva esprime il gioco dell’esistenza, il continuo alternarsi di creazione, trasformazione e dissoluzione.
Ogni suo movimento è simbolo, ogni dettaglio è un insegnamento.
La mano destra superiore regge un tamburo, il suono primordiale da cui nasce il tempo e la creazione; quella sinistra superiore tiene una fiamma, il fuoco che porta la fine delle forme quando il loro ciclo è compiuto. Le due mani, opposte ma perfettamente equilibrate, rappresentano l’armonia dinamica degli opposti, la coesistenza di nascita e distruzione che sostiene l’universo. E mentre tutto attorno si muove, il volto di Shiva rimane sereno, imperturbabile, perché nel cuore del divino ogni polarità si dissolve e tutto ritorna all’Unità. La seconda mano destra è alzata nel gesto del “non temere”:
una promessa di protezione e pace. La seconda mano sinistra indica verso il basso, verso il piede sollevato, simbolo della liberazione dall’incantesimo di maya, l’illusione che ci fa credere che le forme apparenti siano la realtà ultima. Sotto il piede destro, Shiva schiaccia un piccolo demone:
non un mostro esterno, ma la nostra stessa ignoranza, la confusione che ci impedisce di riconoscere la vera natura dell’esistenza. Solo superando questa ignoranza, non distruggendola con violenza, ma illuminandola di consapevolezza, possiamo avvicinarci alla conoscenza autentica.
Shiva Nataraja è considerato la personificazione del Brahman, la Realtà suprema, il Sé intimo di tutte le cose.
Brahman non può essere definito, perché è oltre i concetti, oltre l’essere e il non-essere, e tuttavia è ciò che sostiene ogni cosa.
Quando identifichiamo le forme con la realtà ultima, quando scambiamo i nostri concetti per la verità, siamo sotto il velo di maya.
Il mondo non è un’illusione: l’illusione è il nostro sguardo, che confonde la mappa col territorio, la superficie con l’essenza.
La danza di Shiva ci invita a riconoscere la perfezione nascosta in ogni evento della vita, anche in ciò che ci provoca dolore.
Non è una saggezza che anestetizza, non ci rende insensibili: al contrario, ci permette di attraversare il dolore con consapevolezza,
di rigenerarci, di diventare più presenti e più disponibili verso gli altri.
Contemplare Shiva Nataraja significa ricordare che ogni esperienza, ogni inizio e ogni fine, fanno parte dello stesso grande ritmo della vita,
e che, in questo ritmo, possiamo imparare a essere strumenti di Amore, di gentilezza e di verità.